de aqua calida   4 comments

tenersi aggiornati sulle notizie da lontano non è più difficile come un tempo. Quando ero bambino e vivevo in Iran con i miei, non c’era internet, non c’era la tv via satellite e prendere la linea al telefono era un’impresa. Le notizie erano scarse e erano nella maggior parte dei casi recapitati per mezzo di quotidiani che chi andava dal cantiere e veniva portava in gran quantità e distribuiva a tutti i colleghi. Ma di questo penso di aver già parlato in passato.

Oggi invece, pur essendo molto più lontano, posso leggere tutti i quotidiani on-line, la mattina in macchina durante i miei 40 minuti di viaggio da casa all’ufficio sento spesso o il notiziario di SBS in lingua italiana, o quello della Rai trasmesso da Radio Italia, la sera durante il ritorno a casa qualche volta mi collego a Radio Due e sento il Ruggito del Coniglio; volessi potrei vedere in registrata il TG di Rai1 che SBS manda in onda la mattina, ma non ce la faccio proprio a reggerlo.
Senza contare che tra app, youtube e cazzi e mazzi potrei guardare programmi italiani a brettio.
Essere a Melbourne potrebbe secondo questo aspetto essere quasi meglio che essere in qualche località rurale della Basilicata.

Un’osservazione sui quotidiani è che le notizie sono praticamente le stesse in tutto il mondo, i filmati dei simpatici gattini e le gallerie di foto bizzarre, gli articoli cari all’Elmar Burchia di turno, spopolano. Il target si è allargato, e allora la qualità si è abbassata, e il Corriere per attirare click si deve travestire da Novella 2000.

La cosa che mi fa profondamente incazzare però sono i commenti, la stupidità, la demagogia, la mera ignoranza sono incredibili, capisco la logica che ci stia dietro, e il fatto di scrivere su un blog ne è la testimonianza, i cretini non si accontentano di pensare cazzate, vogliono far sapere al mondo cosa pensano, ma se fino a 20 anni fa ciò avveniva solo al bar, oggi il bar è FB o il commento all’articolo.

Cosa ancor più terribile sono le faccine che hanno Corriere e Secolo.

Non ho nessun dato, ma sono certo che queste misure messe in atto dai giornali on-line funzionano e attirano sempre più persone, pronte a commentare, a darsi battaglia in inutili guerre di tastiera.
Una cosa simile avviene per il rugby, il sito dove scrivo tenta di presentare articoli decenti scritti con un po’ di raziocinio e con opinioni personali, il nostro maggior concorrente e sito numero uno in italia invece pubblica più o meno solo notizie d’agenzia tradotte alla cazzo a volte, senza fare cross references e fidandosi di qualunque fonte, lascia poi ai suoi mille mila iscritti i commenti, le precisazioni, le opinioni e gli approfondimenti. Sul nostro sito invece non commenta mai nessuno, leggono, si informano e se ne vanno.

Posted January 23, 2015 by dedee3 in invettive

It’s the end of the year, as we know it (2014 ed.)   Leave a comment

Come al solito in ordine sparso.

Anno iniziato a casa, con i fuochi d’artificio di Melbourne. Malesia, Malacca, nessuno sotto il ponte, città bellissima, cibo ottimo. Immersioni alle Maldive, fa molto, molto fico, mante, squalo balena e il canale. Jeff e Cindy e nuovi amici. Il rugby. Licenziare una persona, assumerne due. Rebels che vincono la prima di campionato. Nessuna partita dei Bulldogs allo stadio. Il Dewar Shield. Il corso da arbitro di Rugby. Nuovi colleghi con cui condividere le stesse storie da arbitri. Le prime partite arbitrate. Il sevens con 38 gradi. Iniziare a scrivere per greenandgold. Inghilterra, hotel davanti al Tower Bridge. Austria, rivedere gli amici di Stoccarda. Italia, Genova, i miei, gli amici di sempre, altri nuovi amici, la Toscana. Zurigo, a casa di Paul e Brigitta. Il decollo mancato. Iniziare a scrivere per dotrugby. Scrivere belinate per Lercio Tempo. Il laboratorio intitolato alla memoria di un amico che non c’è più. I Rising che vincono tutte le partite e vanno a perdere in semifinale. Le Fiji, altri nuovi amici, lo squalo martello, Bula! Christmas in July e Natale con gli amici d’Australia. Colin e Alex che vanno in Thailandia. Amber e Archie a casa nostra che imparano a mangiare carote e mele. I parenti svizzeri di Uli. Great Ocean Road. Oli da noi. Il kite surf. I programmi per i viaggi nell’anno nuovo. Cocoa e Ciccia a scuola. Tasman in finale. Raymond Island. La macchina fotografica nuova. Le foto dei vecchi rullini. Serata Montale. Film festivals come piovesse.

Niente da buttare in questo 2014, altre nuove esperienze da conservare.

Posted December 31, 2014 by dedee3 in dedee uncut

quant’è piccola l’europa vista da lontano   4 comments

Quanto mi disgusta il campanilismo e il provincialismo di queste elezioni europee. Sono la chiara dimostrazione di quanto l’Unione Europea sia un fallimento politico.
Tutti le nazioni a farsi i conti in tasca da sole, al massimo a prendere per il culo i Francesi che si sono scoperti fascisti. Ma nessuno che sia preoccupato realmente di affrontare temi europei, di chiedersi chi siano i candidati all’europarlamento, cosa vogliano realizzare, cosa sia in gioco. In tutte le nazioni le risposte delle urne sono state date a problemi nazionali e non europei, forse fatto salvo per la sola Inghilterra, dove hanno vinto gli euroscettici, che hanno conquistato 24 seggi su 37, passando dal 3% delle elezioni nazionali del 2010 al 27% e rompendo l’equilibrio a due/tre che è cardine della politica del Regno Unito, a dimostrazione di come lasciati al proporzionale anche i paladini del sistema Westminster cadano nel caos latinoamericano o di quanto realmente dell’Unione Europea non ne vogliano sapere dopo più di 40 anni.

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La scelta che gli elettori avevano di fronte era tra il conservatore Junker e il socialdemocratico Schulz (il Kapò di Berlusnana memoria), presidente in carica dell’europarlamento, non tra Renzi, Grillo e Berlusconi. Avessero stravinto i pentastellati con il 40% di voti a 20, non sarebbe cambiato niente nel parlamento italiano, checché ne dica il santilariota, ma sarebbero andati a Strasburgo un paio di euroscettici in più; che non avrebbero comunque potuto smantellare la comunità europea e avrebbero fatto più o meno quello che hanno fatto al parlamento italiano (leggasi niente). Quindi votare per il m5s aveva ancora meno senso in chiave europea di quanto non abbia avuto per le elezioni italionde.
Paradossalmente aveva più senso votare per sforza italia o per gli alfaniani, in quanto gli eletti avrebbero sostenuto Junker una volta a Strasburgo, politico serio, dimessosi da primo ministro per uno scandalo che in italia non farebbe nemmeno la prima pagina di libero.

Il fatto di come ogni nazione si stia guardando in tasca propria e di come ogni leader politico europeo, fatta eccezione della Merkel, abbia commentato l’esito delle elezioni con riferimento quasi solo alla propria nazione è la dimostrazione di come si sia distanti dal capire l’importanza di un organismo così potente come quello europeo, salvo poi andare tutti a dire colpa dell’euro e del gruppo Bildenberg.

Che in Italia abbia vinto il PD, me ne rallegro, se fossi stato in Europa ci sarei andato e molto probabilmente avrei votato per il PD, ma io a votare non ci sono andato, non per scelta ma per circostanze di forza maggiore. Il biglietto di seconda classe Melbourne – Genova in treno a prezzi scontati non era disponibile, al massimo sarei andato a Genoa, che è al confine orientale del mio stato, il Victoria.
I motivi per cui avrei votato il PD sarebbero stati sia contro gli avversari del PD sia a favore di una politica del fare (poco, ma meglio di niente). Ma anche e soprattutto perché se vogliamo che in Europa si inizi a pensare a come far risalire al china, si debbano eleggere più laburisti che conservatori.

Certo in un mondo perfetto il PD sarebbe molto più di sinistra e farebbe cose migliori, ma non abbiamo un mondo perfetto davanti e bisogna fare ciò che si può con quello che si ha a disposizione. La politica non è filosofia e il compromesso è purtroppo necessario, altrimenti si fanno le rivoluzioni, ma anche per far quelle ci vogliono i numeri (oltre che le armi). Anni di vita in un sistema elettorale di tipo Westminster mi hanno fatto perdere la voglia per i pochi ma buoni, se si vuole fare qualcosa è necessario trovare il male minore. 

La tesi del non-voto non la sposo e non la sposerò mai. In questo sistema non andare a votare non raggiunge risultato alcuno, anzi non andare a votare fa contare doppiamente i voti di chi si vuole punire.
Anche qui se fossimo di fronte a una società ideale le cose sarebbero diverse, ma meglio lasciar perdere.

Dopo queste elezioni, cosa accadrà del parlamento europeo? Così tanti euroscettici riusciranno a farsi sentire? Immagino di no, alla fine i partiti che li esprimono sono per loro natura votati a guardare solo agli interessi della propria nazione, quindi per i loro eletti Starsburgo sarà solo una bella gita profumatamente pagata.
I due partiti più grandi non possono esprimere una coalizione in grado di governare con i loro alleati naturali, dovranno ripiegare in una Grosse Koalition. Non ci sono altri modi per raggiungere i 376 seggi disponibili in maniera stabile.
Ma intanto la politica continuerà a essere fatta al di fuori del parlamento europeo, nelle singole nazioni. Almeno per i prossimi cinque anni. Il parlamento europeo da quello italiano ha preso molti difetti ma non ancora l’instabilità.

Posted May 28, 2014 by dedee3 in Uncategorized

La prima volta   6 comments

Dicevano tutti che la prima volta fa un po’ male, ma poi passa.
Non so, per c’è solo questa di prima volta.
E fa male.
Molto.
Male da voler vomitare.
Male da voler un Negroni.
Facile dire e dirsi che poi passa, ma per ora rimane quel sentimento che si può riassumere con l’aver mangiato una merda, ancora calda.
Poi passerà, ma penso stanotte non dormirò, come non ho dormito ieri notte.
Avrei potuto evitare, almeno il momento più difficile, sarei potuto starmene in disparte, come altri, ma non sono fatto così, ci volevo essere, ci dovevo essere, per poter fissare il momento nella mia memoria, perché, con tutti i miei difetti, io mi ritengo una persona seria.
E mi assumo le responsabilità, anche quelle di altri.
Dire a chi si ha assunto 3 anni fa che non c’è più spazio per lui e che tra due settimane sarà tutto finito fa male.
Ci si sente dei falliti.
Ci si sente soli.
Ci si sente una merda.
E fa lo stesso che non sia colpa mia, rimane la sensazione, che non andrà via facilmente.
Rimane quel sapore amaro in bocca e quel dolore nella testa.
Vi auguro di non vivere mai una prima volta.

Posted April 16, 2014 by dedee3 in Uncategorized

pioggia   3 comments

Lasciando stare il Vate, non vi inviterò né a tacere né ad ascoltare, ma mi limiterò a tediarvi con i miei ricordi piovosi.

Ieri e oggi qui piove, quella pioggia continua, fine, grigia, “che bagna” come dice mio padre. Di solito qui la pioggia arriva e se va veloce, difficilmente resta a lungo, nessuna spiegazione poetica del fatto, non ci sono catene montuose a fermare il cammino delle nuvole, tutto qui.
E invece adesso abbiamo giornate che mi ricordano tanto gli autunni italiani, o le estati inglesi. Quelle giornate in cui te ne stai bene al caldo dentro casa, ma in cui si sta bene anche all’aperto, gentilmente pizzicati da mille gocce. Quelle giornate in cui il tempo sembra volersi fermare, ricordandoci il nostro passato di contadini, che, passata l’estate, eravamo costretti a rallentare i ritmi quando i raccolti erano stati fatti e ci si dedicava ai lavori meno fisicamente pesanti. Quando lo stress non era ancora stato inventato, lo si chiamava vivere.

E così, tra una e-mail e una riunione, tra lo scorrere frenetico, getto ogni tanto lo sguardo fuori e mi vedo camminare sotto la pioggia, con i miei cani affianco, su una collina dolce e con un panorama di altrettante colline davanti a me, da contemplare ed esplorare.

Posted April 10, 2014 by dedee3 in Uncategorized

de cazzeggio et morti prodigiosis   3 comments

Avete presente quando un link dopo l’altro vi trovate su una pagina di Wikipedia a caso e vi bruciate ancora un paio di neuroni con notizie idiote?

Ecco la prossima volta che vi troverete in societa’ e vorrete contribuire alla conversazione con un sagace aneddoto sulla casa Hannover… potete usare quest’importante nozione:

Il 25 ottobre del 1760, Giorgio II si spense per una dissezione dell’aorta. Fu sepolto assieme alla moglie Carolina nella abbazia di Westminster. A succedergli fu il nipote, figlio del defunto Federico, che prese il nome di Giorgio III.

Ma la versione in inglese fa luce sulle circostanze della morte:

By October 1760, George II was blind in one eye, and hard of hearing.[112] On the morning of 25 October, he rose as usual at 6:00 am, drank a cup of hot chocolate, and went to his close stool, alone. After a few minutes, his valet heard a loud crash. He entered the room to find the king on the floor.[113] The king was lifted into his bed, and Princess Amelia was sent for, but before she reached him, he was dead. At the age of nearly 77, he had lived longer than any of his English predecessors.[114] A post-mortem revealed that the right ventricle of the king’s heart had ruptured as the result of an incipient aortic aneurysm.[115]

Cioe’, in parole povere e’ morto cagando. Long live the King!

Non c’e’ pero’ confronto con il presidente francese Felix Faure morto il 16 Febbraio 1899 in circostanze migliori:

On 16 February 1899, Félix Faure called Marguerite by telephone, asking her to come to the palace at the end of the afternoon. Briefly after her arrival, servants were rung for and they found the president lying on the couch while Marguerite Steinheil adjusted her disordered clothing. Félix Faure died several hours later.

Legend has it that she was performing oral sex on him when he suddenly died, and that his stiff hands were tangled in her hair.

Se proprio volete strafare, potete chiusare con le parole di Clemenceau: “Il a voulu vivre César, il est mort Pompée”

Posted February 17, 2014 by dedee3 in mondo di merda

it’s the end of the year, as we know it   Leave a comment

Capodanno in città, per la seconda volta, dal 2007. Paul e Brigitta partono, ci vengono a trovare i genitori di Uli. Open di tennis, mi faccio male alla schiena scivolando con le infradito. Conosciamo Jeannette e Tom. Viaggio in Cina: bella Shanghai, poi solitudine e tristezza che neanche l’intervallo dei Bronkovitz. Paese di merda. Concerto di Bruce da brividi con ritorno a casa in carro attrezzi, maledetti errori di progettazione, avere ragione dopo 4 anni non serve a niente. Rebels nel caos, Bulldogs in via di rifacimento, mi godo le vittorie di Footscray e i miei tweed in diretta. Italiondi alle elezioni: il trionfo dei cretini !!1!!. Si va in ferie: ancora una volta volo su Londra, albergo a New Scotland Yard, poi un salto in Germania e Toscana. Torno agli Uffizi dopo vent’anni. Casolare de nosotros, vino buono e caldo. Capatina a Genova dove vedo gli amici e la famiglia. Poi si torna a casa. Tour dei Lions: sofferenza allo stadio, ma vittoria, la serie però va ai colonialisti, cacciano Deans, arriva Barabba. XL, sono gli anni, non la taglia. Ciccia viene assalita da un altro cane, ma nulla di grave, più che altro spavento. Australiesi alle elezioni dall’esito scontato, eleggono senatore uno del partito dei “motorist entusiasts” anche qui la legge elettorale ha dei buchi. Viaggio a Niue posto meraviglioso, immersioni surreali. Oktoberfest, non a Monaco. Movember. Ring: un capolavoro in 4 parti. Viaggio a Tokyo: Andrea e Pilli e fare i scemi. Il mio capo va in pensione, un po’ nella promozione ci avevo sperato, ma non arriva, fa lo stesso. Vigilia di Natale tra gli snob di Albert Park, Natale con gli amici in the bush.

Posted December 31, 2013 by dedee3 in Uncategorized

For sale. Baby shoes. Never worn.   7 comments

Oggi riflettevo sul fatto che a 40 anni, considero la mia vita adulta ancora in divenire. E invece forse non lo è. Mi spiego. Spesso quando penso al futuro mi vengono in mente scenari possibili o probabili per realizzare i quali non mi rimane più il tempo. Come nel più famoso racconto breve al mondo: never worn. Non dico che sono oramai troppo vecchio per nuove avventure, ma lo sono per alcune di quelle che richiedono tempo. Sono troppo vecchio per praticare uno sport a livello professionistico (a parte gli scacchi e la briscola), eppure un tempo ero un promettente portierino. Sono troppo vecchio per studiare matematica o medicina, non che ci tenga troppo, ma ad esempio vedo molta soddisfazione negli occhi del mio chiropractico e lo invidio. Sono troppo vecchio per progetti a lungo termine, non diventerò mai un politico, uno scrittore o un giornalista sportivo.
Quindi meglio mettere in vendita certi sogni, mai indossati, e concentrarmi su quelli più a portata di mano. Che per quelli di tempo ce n’è ancora molto, almeno una trentina d’anni.

Posted December 16, 2013 by dedee3 in Uncategorized

La prima volta, di nuovo   8 comments

Nella classica commedia idiota americana, quelle dove gli autori sono mediocri, la storia banale e scontata ma comunque la sceneggiatura in grado di reggere il resto, mi ha colpito una frase che il finto padre dice al finto figlio: “conta fino a tre e poi baciala, non aspettare che il momento passi”.
Mi ha ricordato il tempo infinito che passai io prima di farlo, un tempo, molto tempo fa, troppo, a quindic’anni.
Classica vacanza estiva chiara attrazione tra i due protagonisti, serate e pomeriggi insieme, a chiacchierare, lui che fa il simpatico, lei che si lascia abbindolare, ma lui (che poi sarei io, se proprio non si capisse), impacciato ed in lotta con le proprie insicurezze passa un tempo infinito prima di decidersi a compiere il fatidico passo che lei aspettava da tempo. Quando finalmente mi decisi a baciare Barbara fu un bacio lungo, intensissimo, al quale ne seguirono molti altri, niente più, all’epoca non la davano, come dicono nei salotti bene, ma comunque, anche se, non avrei proprio saputo cosa fare.
Era il primo bacio vero, il primo dato non solo per sfida, ma perché volevo avesse un significato.
Si suol dire che il primo bacio non si scordi mai, ed è in parte vero, anche se per farlo emergere dalla polvere ventennale c’è voluta una madeleine inaspettata, la potenza e l’intensità di quel primo bacio mi ha avvolto e mi ha ricordato come a volte, molto tempo dopo, il bacio rischi di perdere la sua intensità, sconfini nella routine e nell’abitudine, non faccia più tremare le gambe e farmi sentire un gigante. Certo, il normale corso della vita, ma mi piacerebbe riprovare questo friccico al core, e quindi quando arriverò a casa, bacerò come fosse la prima volta, come fosse una cosa nuova, a lungo anelata, un nuovo capitolo in una vita che si compie, cercando, capelli bianchi e rughette attorno agli occhi a parte, di avere almeno per un momento ancora quindic’anni.

Posted December 4, 2013 by dedee3 in Uncategorized

A Night at the Opera – V – Götterdämmerung   Leave a comment

Ok, ci siamo, il “Götterdämmerung”, “il crepuscolo degli Dei”, il gran finale del Ring, quando si compie la visione Wagneriana della fine dell’epoca del mito della perfezione e della giustizio e l’inizio di quella dell’uomo, imperfetto e fallace.

La si voglia vedere come si vuole, dando significati socio-politici che più o meno l’autore aveva in mente, ma la tetralogia narra una storia antica come il mondo, di liberazione nell’errore, di raggiunta maturità con tutti gli annessi e connessi.

Ma veniamo alla trama. Innanzitutto bisogna premettere che se non si sono viste le prime tre opere, si brancola nel buio, infatti il “tramonto degli Dei” è interconnesso con i fatti precedenti e non può essere compreso come storia a parte, più di quanto lo siano le altre opere, che possono anche essere viste come narrazioni avulse dal resto. Da dire che rispetto alle prime tre parti della narrazione, il “Götterdämmerung” è l’opera più romantica e più consona agli schemi in voga all’epoca e che quindi, trama a parte, si presterebbe di più ad un pubblico allargato.

Prologo

Wagner, in un raro momento di gentilezza verso i suoi fan, che egli odiava profondamente, fa iniziare l’opera con un prologo dove le norne raccontano la storia passata, con fatti precedenti all'”Oro del Reno”, presente e provano ad accennare al futuro, ma il loro filo si spezza, facendo capire che per la razza degli dei non è che ci siano in serbo buone notizie. Gentilezza comunque sempre per quanto Wagner potesse essere gentile, infatti il prologo aggiunge tre quarti d’ora ad un’opera di per sé già lunghina.

Primo Atto

L’opera vera e propria inizia con Siegfried e Brünhilde felici e contenti nel loro talamo circondato dal fuoco di Loge. L’amore che gli unisce è talmente grande da far dimenticare agli spettatori che secondo le leggi attuali i due sarebbero punibili per incesto.

Siegfried, pur avendo a disposizione il tesoro di Albericht/Fafner, non se ne cura, non sa a cosa serva il Tarnhelm e del potere del ring non sa cosa farsene. Beata ignoranza. Siegfried è talmente poco interessato all’anello che quando lascia Brünhilde per andare a fare l’eroe in giro, glielo lascia come pegno d’amore.

Ad attendere Siegfried che fa lo sborone ci sono i Ghibicunghi, ovvero una stirpe in ascesa sociale, i classici noveau rich che fanno vergognare chi sta loro attorno, in attesa di fare il passo successivo dalle fogne dei loschi affari verso una società che, molto modernamente, accetta la nuova borghesia se si interconnette con l’antica nobiltà decaduta.

I Ghibicunghi sono tre, i fratelli Gunther e Gutrune e il fratellastro Hagen, figlio della stessa madre e di Albericht. E qui l’attento lettore avrà già capito che le cose si stanno mettendo maluccio, il Nibelungo è sempre foriero di disgrazie per dei e Välsungs. Hagen è interessato ad una cosa sola, l’oro di Siegfried, Gunther ad accrescere il potere della propria famiglia e a sposare la decaduta Brünhilde, che non sarà più Valchiria, ma sempre il suo fascino in società lo fa, e Gutrune invece è desiderosa di veder “Nothung da vicino”.

I tre ordiscono una trama per realizzare i propri rispettivi desideri. Il tutto parte dal farsi amico Siegfried, drogarlo poi con una pozione che gli faccia dimenticare Brünhilde, indurlo a sposare Gutrune e poi infine andare a rapire Brünhilde per Gunther, il quale è troppo codardo per sfidare il fuoco di Loge.. Semplice. In questo piano si noterà come l’oro non è ancora previsto, Hagen è infatti un furbacchione e fa credere ai propri fratellastri di far tutto per amore loro.

Mentre Siegfried si avvia verso la trappola preparata dai Ghibicunghi, Brünhilde riceve la visita di Waltraud che la prega di tornare nel Walhalla e di restituire l’anello alle fanciulle del Reno ché ha finora fatto fin troppi casini e prima torna nel fiume meglio è. Ma Brünhilde che è stata privata dello status di semidea dal padre, non è in vena di una reunion e in tedesco antico risponde a Waltraud di anca’ a ciapr i rat.

La scena si sposta di nuovo a casa Ghibicunghi dove Siegfried che eroe sarà ma è certo un genio, si fa abbindolare come un cretino, e neppure si insospettisce sentendo il nome idiota dei padroni di casa, fa un patto di sangue con Gunther, sposa Gutrune ed assunte le sembianze di Gunther con il Tarnhelm va a rapire Brünhilde e le ruba l’anello.

Secondo Atto

Brünhilde arriva a casa Ghibicunghi non certo felice della fuitina messa su da Siegfried/Gunther, con stupore di tutti che non capiscono come mai la donzella non sia felice di essere rapita e sposata al primo che capita, valle a capire ‘ste valchirie decadute. Non appena però Brünhilde si accorge dell’anello al dito di Siegfried e non di Gunther si accorge di essere stata vittima di un inganno e fa su una piazzata a Siegfried che non sfigurerebbe nella migliore commedia napoletana. Hagen assiste contento alla piazzata e sfrutta l’occasione per far giurare a Siegfried, che è convinto sotto l’effetto del Gatorade dei Ghibicunghi di non aver mai visto Brünhilde, la propria innocenza. Siegfried che sembra sempre più Ciccio di Nonna Papera e sempre meno un eroe, esce di scena con Gutrune e lascia Gunther, Hagen e Brünhilde da soli. Scelta infausta. A Brünhilde infatti è montata su una carogna che neanche a uno che becca una meta all’82-esimo su passaggio in avanti, e rivela l’unico punto debole di Siegfried, che non è la caviglia di Achillea memoria, ma più semplicemente la schiena.

I tre organizzano l’uccisione dello spergiuro Siegfried, ora dalla commedia napoletana ci si è spostati più in un libro di Camilleri, ma non arriverà Moltalbano a fermare la camurrìa.

Terzo Atto

Gli uomini decidono di andare a caccia, Siegfried non ci pensa neanche un attimo e non si avvede del bersaglio che gli hanno disegnato sulla schiena.

Durante la battuta di caccia, gli uomini approfittano della propensione a fare lo sborone di Siegfried e gli fanno raccontare la propria vita. Poco interessato a rivivere gli episodi salienti dell’infanzia di Siegfried Hagen lo spinge a raccontare della fanciulla nel cerchio di fuoco. Ciccio ci casca ancora come una pera cotta, l’effetto della droga è infatti fatto svanire da un antidoto (o forse due aspirine) e racconta a tutti di Brünhilde. E così da tutte le ragioni a Hagen per farlo secco, secondo le buone usanze teutoniche in caso dI falsa testimonianza.

Morto Siefgried, la combriccola torna a casa Ghibicunghi ed organizza un bel funerale, come si conviene ad un eroe, anche se un po’ ciula. Gutrune e Brünhilde non la prendono bene, passi la prima, ma la seconda alla camurrìa aveva partecipato…. vabbe’, sempre meno comprensibili le valchirie. Hagen chiarisce le proprie intenzioni e reclama l’anello di Siegfried per sé, ma Gunther glielo sottrae, Hagen non é in vena di far discorsi e lo fa fuori in quattro e quattr’otto.

Coupe de teatre: Siegfried che dovrebbe essere stecchito da un paio d’ore, alza il pugno con la mano dove aveva l’anello minaccioso ed Hagen rimane immobile terrorizzato. Si tratta più che altro di uno spasmo e non di un episodio di zombismo, ma gli antichi erano molto superstiziosi, si sa. Fatto sta che a Brünhilde questo basta per capire che Siegfried l’aveva sempre amata ed era sotto l’influenza di un sortilegio e che in fondo Waltraud non aveva tutti i torti, e l’anello porta proprio sfiga, meglio rigettarlo nel Reno. Brünhilde si impossessa dell’anello e invece di consegnarlo semplicemente alle fanciulle del Reno, decide di spostare la tragedia dalla Trinacria alle sponde del Gange: fa infatti allestire una pira per il cadavere di Siegfried nella quale si getterà con il proprio cavallo per purificare sé stessa e l’anello e liberarlo così della maledizione di Albericht. Il cavallo se potesse parlare, o cantare, si lancerebbe nell’aria “ma io che cazzo c’entro?”, ma Wagner non lascia possibilità di protesta al destriero e fa carbonizzare tutti e tre sulla pira.

Sulle ceneri si buttano Hagen e le fanciulle del Reno per recuperare l’anello, le tre hanno la meglio e per buona misura annegano Hagen, così i morti per la serata salgono a tre umani ed un equino, non siamo ai record dei film Western, ma ci stiamo avvicinando.

E la fine degli dei? Ah già, qui Wagner si deve inventare un volo pindarico, il fuoco della pira infatti è talmente alto da incendiare anche il Valhalla lassù in cielo e bruciare così la stirpe divina. Quindi più che il crepuscolo degli dei si tratta di un barbecue.

E finalmente, dopo diciassette ore di lirica si chiude l’avventura: gli dei non ci sono più, i giganti neppure, dei Nibelunghi rimane solo il vecchio Albericht, Siegfried e Brünhilde entrambi morti, dei Ghibicunghi rimane solo Gutrune, anche se in circostanze poco chiare Gunther farà poi ritorno come personaggio minore in una sit com americana degli anni novanta….

Sipario.

Posted November 29, 2013 by dedee3 in Uncategorized